Questo fatto non fa altro che mettere in discussione il pensiero comune secondo il quale competenza, autorevolezza e affidabilità sono l’unica soluzione per riuscire a rimanere ben saldi nel Ranking. Ma vediamo di scendere più nel dettaglio e di capire con precisione cosa è accaduto nel mondo della rete e come ciò andrà ad influire sull’intero meccanismo del web.
Il mistero del Ranking scomparso
Stando a quanto si vocifera, pare che alcuni autorevoli siti web abbiano perso il proprio posizionamento nel web a seguito dell’aggiornamento dell’algoritmo Core di giugno 2019. Ciò mette in evidenza una debolezza nella teoria secondo cui fattori come competenza, autorevolezza e affidabilità siano le uniche variabili di cui tenere conto quando si parla di posizionamento sul web. I siti in questione infatti non hanno avuto problemi in fatto di competenza, autorità o affidabilità ma purtroppo sono stati costretti a fare i conti con molte penalizzazioni. A tale riguardo, è interessante tenere conto del fatto che un sito di notizie del Regno Unito, The Daily Mail, ha subito un forte calo del traffico a causa dell’aggiornamento dell’algoritmo di Google del giugno 2019. Addirittura, pare che il portale bitcoin, CCN.com, stia segnalando che sta chiudendo a causa del Google Update. In un post sul blog dell’azienda, i referenti hanno spiegato che CCN ha notato che anche un altro sito di notizie bitcoin, CoinDesk, stava perdendo traffico, dimostrando in questo modo che la situazione si sta espandendo a macchia d’olio oltre che in maniera del tutto incontrollabile.
Il caso
MediaBiasFactCheck.com afferma che il Daily Mail è una fonte di notizie inaffidabile, ma che il Ranking potrebbe essere stato compromesso da una serie di articoli creati ad hoc per catturare qualche click in più. Entrando più nello specifico, pare che il Daily Mail abbia in più di un’occasione pubblicato storie che utilizzano titoli sensazionalistici con parole impreziosite da una carica emotiva non indifferente. Sia chiaro, tutte le notizie erano vere e le fonti autorevoli ma agli occhi di qualcuno evidentemente il sensazionalismo dei titoli non deve essere passato inosservato tanto da penalizzare il portale. Prima di scendere più nel dettaglio, però, è necessario indagare in merito alla reale identità di MediaBiasFactCheck.com. Questa organizzazione, oltre ad essere totalmente indipendente, non ha alcun genere di scopo di lucro. Leggendo le informazioni presenti nella sezione FAQ del sito si apprende che si tratta di una società a responsabilità limitata di proprietà esclusiva di Dave Van Zandt, laureato in comunicazione e occupato a tempo pieno nella ricerca sui media e sulla loro influenza sulla politica. MediaBiasFactCheck è una fonte attendibile di informazioni? Difficile affermarlo con certezza. Di sicuro, si tratta di un punto di vista di cui tenere conto. Come, del resto, lo è Politifact, un’organizzazione senza scopo di lucro e decisamente molto affidabile. Politifact non sembra condividere la stessa opinione sul Daily Mail di MediaBiasFactCheck.com anche se non ha elementi in mano per chiarire la questione in ogni suo aspetto e fugare i dubbi relativi ad un problema di natura strutturale presente nell’aggiornamento effettuato nel mese di giugno.
La risposta del motore di ricerca Google
Le domande inoltrate nel forum di assistenza per i webmaster di Google negli ultimi giorni sembrano non sortire alcun effetto. Addirittura, pare che la risposta inoltrata sia sempre la stessa, indipendentemente dalla domanda. Ci sono poi stati casi in cui il forum ha generato risposte poco gradevoli alle persone che si sono rivolte a questo strumento per avere chiarimenti. Chi ha cercato di scoprire il motivo del declassamento chiedendo indicazioni nel forum webmaster di Google quindi non ha ottenuto nulla più di qualche indicazione di massima. In alcuni casi, invece, sono state fornite risposte piuttosto vaghe riferite, ad esempio, alla mancanza di informazioni sull’organizzazione o all’assenza di registrazione su Google Business. Ciò quasi come si avesse a che fare con una sorta di chatbot. Insomma, la storia sembra essere piuttosto complessa, considerando il fatto che molti dei siti coinvolti rischiano di perdere non poco denaro a causa di questo problema ancora tutto da chiarire. Ad essere più che certo pare il fatto che nei siti non sono presenti elementi che potrebbero compromettere il posizionamento del portale. Al netto di ciò, non essendo stata formalizzata, almeno per il momento, una posizione definitiva è davvero molto difficile riuscire a formulare ipotesi più o meno attendibili. A questo punto, non resta altro da fare che cercare di seguire la questione, tenendo sotto controllo il posizionamento dei vari siti e soprattutto cercando di capire con precisione quali potrebbero essere le reali variabili in gioco. In questo modo, si avrà la possibilità di proteggere il proprio portale da declassamenti di varia natura che nel corso del tempo si rivelerebbero assai difficili da gestire e spiacevoli sia per quanto riguarda il rapporto di fiducia con gli utenti che in riferimento alla reputazione e all’immagine esterna dell’azienda nel suo complesso.