Mobile-first Indexing
Questa espressione indica che Google utilizzerà la versione mobile del tuo sito per l’indicizzazione e il ranking dello stesso. Da marzo 2018, Google ha cominciato ad utilizzare l’indice mobile-first. Può darsi che Search Console ti abbia già informato in merito.
Tieni presente che il mobile-first index non riguarda soltanto i siti realizzati appositamente per i dispositivi mobili, ma ciò vuol dire che Google utilizzerà la versione mobile del sito per il posizionamento dello stesso. In sostanza, i crawler di Google analizzeranno il tuo sito attraverso lo schermo di uno smartphone per valutarne l’usabilità.
Hai capito, vero? Essendo la versione mobile quella più importante per il ranking, non hai più scuse per procrastinare la realizzazione di un sito responsive.
Piano d’azione
- Qualsiasi tipo di versione mobile va bene. Prendi solo in considerazione alcuni aspetti. L’analista delle tendenze di Google, John Mueller, ha affermato: “Se vuoi essere responsive, è meglio farlo prima del lancio del mobile-first index”. Quindi, se il tuo sito non è ancora responsivo ma hai pensato di cambiare, fallo immediatamente.
- Per capire come gli spider dei motori di ricerca visualizzano le tue pagine mobili, eseguine la scansione con un bot mobile. WebSite Auditor può farlo per te.
- Tieni traccia della velocità di caricamento delle tue pagine mobili. Con PageSpeed Insights è molto facile ottenere informazioni al riguardo.
- Controlla regolarmente se le tue pagine offrono un’esperienza utente di buon livello. È possibile utilizzare WebSite Auditor e la relativa sezione sulle prestazioni mobili per ottenere informazioni.
Velocità della pagina
Google punta moltissimo su quest’aspetto. Per anni, il tempo di caricamento delle pagine desktop è stato uno dei fattori di ranking più importanti. A luglio, questo parametro ha scoperto di avere un fratello gemello: la velocità di caricamento delle pagine mobile è diventata un fattore di ranking altrettanto rimarchevole.
Questo cambiamento cruciale impone di capire quali sono le metriche importanti per Google in termini di valutazione dei siti.
In passato, PageSpeed Insights e Google analizzavano i siti solo sulla base di alcuni parametri tecnici. Ora, che si tratti di siti per desktop o per dispositivi mobili, questi vengono valutati in base a due diversi parametri: ottimizzazione e velocità.
Ma come viene generato il punteggio relativo alla velocità? I dati sono ricavati dal report User Experience fornito da Chrome.
Per quanto riguarda il punteggio relativo all’ottimizzazione del portale, invece, è possibile migliorarlo risolvendo tutti i problemi di natura tecnica che impediscono il caricamento rapido del sito. Ecco perché le due cose sono legate tra loro.
Ma quale delle due metriche ha più influenza sulle classifiche? Secondo l’esperimento sulla velocità delle pagine mobile effettuato tramite SEO PowerSuite, la correlazione tra il punteggio di ottimizzazione della pagina e la sua posizione in SERP è forte (0.97). Non esiste, invece, alcuna correlazione tra la posizione della pagina e il suo punteggio in termini di velocità. In altre parole, ora Google può valutare il tuo sito come lento, ma il tuo ranking rimarrà invariato.
Tuttavia, la metrica della velocità è una novità, quindi è evidente che Google la stia ancora testando. Pertanto, con il tempo, tali correlazioni potrebbero cambiare.
Piano d’azione
Per ora, ciò che conta di più per il ranking è il punteggio di ottimizzazione. Fortunatamente, l’ottimizzazione del sito e il monitoraggio dei risultati sono totalmente nelle tue mani. Inoltre, Google ha fornito un elenco di consigli utili al riguardo. Fai riferimento a questa guida dettagliata, che spiega come migliorare il punteggio di ottimizzazione.
L’autorità del marchio
Gary Illyes, analista delle tendenze e webmaster di Google, ha dichiarato a Pubcon che Google utilizza le menzioni online relative ad ogni brand per il ranking. Esistono due modi in cui il motore di ricerca può utilizzare l’autorità di un marchio per le classifiche.
Prima di tutto, attraverso le menzioni di altri marchi non direttamente collegati al brand in questione: analizzando le varie citazioni, Google ottiene un quadro dettagliato relativo all’autorità dell’azienda in un determinato settore.
In secondo luogo, contano molto parametri come: reputazione, fiducia, pubblicità, risoluzione dei reclami, etc. Attraverso queste informazioni, Google impara a distinguere le cose buone da quelle cattive. La reputazione è molto importante per le classifiche. Di conseguenza, il sentimento che pervade le varie citazioni relative al marchio può influenzare il ranking del sito.
Piano d’azione
- I backlink costituiscono un parametro di ranking importante. Varrà quindi la pena continuare ad utilizzare tali collegamenti anche in futuro, ma senza esagerare. Menziona il tuo brand online ogni volta che hai un’opportunità per farlo, senza forzare la mano.
- Migliorare la reputazione del brand. Cerca di risolvere i problemi ravvisati dai clienti. Rendili felici e chiedi loro di menzionarti sul web. Quindi usa lo strumento di monitoraggio Awario per recuperare tali menzioni prive di link.
- Trova influencer pronti a parlare di te o che stanno già parlando del tuo marchio. Anche in questo caso Awario ha tanto da offrirti.
- Guarda le azioni dei tuoi concorrenti e prendi nota. Con il reverse engineering delle loro strategie, potrai osservare i tuoi sforzi SEO da un altro punto di vista. A questo scopo, dai uno sguardo alle menzioni che riguardano la concorrenza per capire meglio come le altre aziende fanno crescere la consapevolezza del marchio (brand awareness). Oppure esegui un’analisi approfondita dei punti di forza e delle debolezze dei tuoi concorrenti.
GDPR
Scommettiamo che sei infastidito fin da questa primavera, allorquando la tua casella di posta elettronica è stata letteralmente bombardata dalle email relative al GDPR e alla privacy?
GDPR è il regolamento generale sulla protezione dei dati elaborato dall’Unione Europea. È intervenuto per dirimere un problema molto importante, relativo al possesso dei dati creati partendo dalle interazioni degli utenti. D’ora in poi, ognuno potrà chiedere di prendere visione dei propri dati personali, invocando la loro correzione o esportazione. Se una società non rispetta queste norme, può essere punita con multe particolarmente severe (20 milioni di euro oppure il 4% del profitto annuo dell’azienda).
Questo regolamento riguarda tutte le aziende e i relativi clienti domiciliati nell’UE. Tuttavia, anche le società internazionali sono tenute a rispettare il GDPR. Di conseguenza, Google ha deciso di introdurre modifiche alle sue analisi. Ora, tutti i dati personali degli utenti scadono 26 mesi dopo la loro raccolta. Tali informazioni includono dati demografici e di affinità (precedentemente conservati in maniera perpetua) ma non includono le sessioni di navigazione. Tuttavia, i proprietari di ciascun sito possono modificare questo periodo predefinito. Inoltre, gli utenti possono chiedere che i dati relativi alle loro preferenze vengano eliminati immediatamente.
Piano d’azione
Se non hai clienti europei:
- Puoi scegliere l’opzione “non farli scadere automaticamente” situata nel pannello generale di Google Analytics. Fai molta attenzione che Google non scarichi la responsabilità della protezione dei dati dell’utente su di te. Inoltre, queste normative relative al controllo dei dati possono estendersi anche al di fuori dell’UE. Non dimenticarlo.
Se hai clienti europei:
- Controlla tutti gli strumenti che raccolgono i dati degli utenti sul tuo sito. Assicurati di non inviare accidentalmente dati privati a Google Analytics
- Aggiorna il messaggio che informa circa i criteri della privacy in base ai requisiti GDPR
- Rivedi il tuo modulo di consenso per i cookie. Questo dovrebbe avere il seguente contenuto: quali informazioni raccoglie, perché raccogli informazioni, dove le memorizzi, quali sono le informazioni protette
- Se utilizzi Google Tag Manager, attiva l’anonimizzazione dell’IP. Non preoccuparti, riuscirai comunque a farti un’idea delle fonti da cui proviene il tuo traffico. I dati saranno solo un po’ meno precisi del solito.
Ricerca di Amazon
Per prima cosa, Amazon non è un motore di ricerca universale. È un algoritmo simile a quello di Google, ma utilizzato esclusivamente per le ricerche interne. Qual è il problema allora? Bene, sempre più persone accedono ad Amazon per fare shopping. Secondo uno studio recente, il 56% dei consumatori che ha in mente di fare shopping, visita prima Amazon. Il 51% controlla i prezzi e le recensioni presenti su Amazon dopo aver trovato qualcosa altrove.
Queste cifre ci suggeriscono che Amazon sta diventando una sorta di Google degli e-commerce. Ciò vuol dire che se vendi qualcosa e non sei su Amazon, perderai buona parte dei tuoi clienti potenziali.
Quindi, se sei un venditore di libri, musica, elettronica o altro, includi l’ottimizzazione per Amazon nella tua strategia SEO.
Piano d’azione
- 1. Esegui la ricerca per parole chiave. Rank Tracker è uno strumento di ricerca affidabile per le parole chiave più usate su Amazon
- 2. Rendi efficienti ed user-friendly il titolo e la descrizione dell’oggetto (senza dimenticare di fare un uso intelligente delle parole chiave)
- 3. Pubblica soltanto immagini di qualità
- 4. Supporta le “backend keywords” (o “meta tag”, secondo la terminologia usata da Google). Queste suggeriscono ad Amazon che un oggetto specifico ha come target una parola chiave specifica
- 5. Tieni traccia delle recensioni dei clienti e di eventuali reclami
Guardando al 2019
Poche tendenze, ma grandi cambiamenti. Mentre i dispositivi mobili stanno confermando la propria leadership, dobbiamo ancora tenere d’occhio le conseguenze del GDPR e di Amazon. Questa lista è soltanto una previsione e durante il 2019 avremo sicuramente miliardi di cose da discutere. Quali sono le tue opinioni circa le strategie SEO più utili per il prossimo anno?