- – la gravità, cioè quanto il problema incide sul posizionamento. È classificata in tre livelli, dove 3 è il più severo;
- – il vantaggio che può essere ottenuto risolvendo il problema. Questo metro di giudizio, che va da 1 a 3 stelline, tiene conto sia della frequenza che della criticità del problema;
- – la percentuale di siti Internet, pagine o link colpiti. Vista la grande quantità di dati analizzati, i risultati offrono uno spaccato di come questi problemi riguardino la rete nell’insieme;
- – la portata media che ogni problema ha su un sito web standard. Non considerando i valori estremi (più alti e più bassi), si ottiene una fotografia di ciò che quasi certamente si verificherà se il proprio sito ha quel problema.
Quando si parla di link building, il più delle volte si fa riferimento all’attività diretta ad ottenere link in ingresso da altri siti verso il proprio. Ma anche i collegamenti interni hanno la loro importanza perché riguardano l’accessibilità al sito.
Perché la link building interna è importante per la SEO?
I backlink sono tuttora uno dei fattori di ranking più importanti; ricevere molti link esterni da siti di qualità aumenta le probabilità di posizionarsi bene sui motori di ricerca. Dal canto loro, i link interni, spesso trascurati, sono davvero indispensabili per il benessere di un sito web perché influiscono sulla navigabilità del sito e sulla scansione dei suoi contenuti da parte dei bot dei motori di ricerca (crawlability).
Prima di affrontare l’argomento, riteniamo opportuno familiarizzare con alcuni termini di base:
Il PageRank (letteralmente rango di una pagina) è un algoritmo di Google che assegna un valore da 0 a 10 ad una pagina web in base ai link in essa presenti, in modo da definirne l’autorità. Per farla semplice, i link provenienti dalle pagine più popolari, cioè che hanno un alto PageRank, passano il loro valore alla pagina che li riceve, aumentandone l’autorità; quelli provenienti da pagine con PageRank basso, invece, la diminuiscono. Il potere di ranking che viene trasferito da un sito all’altro attraverso i link è un fattore essenziale della link building (vedi Link Equity).
Il Crawl budget è una stima di quanto spesso il bot di ricerca tornerà in un sito web. È inutile dire che più alto è questo valore, più Google tiene in considerazione un sito e vuole i suoi contenuti per comporre le SERP. Il limite può aumentare o diminuire a seconda della velocità del sito web e della freschezza dei contenuti, ma non ci sono solo questi fattori a influenzare il crawl budget. Gli spider si muovono tramite i link, quindi una internal linking mal congegnata (link rotti, pagine non trovate, ecc.) può far decidere ai bot di non scansionare tutte le pagine del sito.
La Link Equity, o link juice, è una metrica che indica la redistribuzione del valore da una pagina all’altra attraverso l’attività di linking.
Esistono diversi tipi di link:
- – interni: collegano tra loro pagine web dello stesso sito;
- – esterni: collegano una pagina web a domini esterni;
- – backlink: sono link in ingresso da altre risorse che contribuiscono a determinare la popolarità del sito;
- – nofollow: sono link che non scambiano autorevolezza verso il destinatario. Per suggerire al motore di ricerca di non seguire il link basta aggiungere l’attributo rel = “nofollow”.
Link interni rotti
Quello dei link interni rotti (internal broken links) è un problema particolarmente grave. Si può verificare in presenza di un URL non valido o perché la risorsa di atterraggio non è più attiva. Criticità di questo tipo influiscono negativamente sulla link equity del sito e sul suo posizionamento. I link non funzionanti infastidiscono gli utenti perché non possono raggiungere i contenuti desiderati e suggeriscono a Google che il sito è di bassa qualità. Il problema va risolto il prima possibile perché anche se si tratta di un solo link rotto in una pagina che ne contiene da 20 a 100, è sufficiente a rovinare la user experience.
Come risolvere il problema
Conviene controllare periodicamente lo stato di salute degli URL e modificare quelli non corretti. Se cliccando su un link ci si imbatte in un messaggio di errore, bisognerà rimuovere il collegamento in questione o sostituirlo con uno che funzioni. Laddove non sia possibile gestirlo, è necessario creare un redirect dalla pagina difettosa.
Link esterni rotti
I link esterni trasferiscono l’autorevolezza di una pagina web ad una risorsa esterna. Se per caso il proprietario di quella risorsa decide di cancellare la pagina, ci si ritroverà con un il link non funzionante e verrà compromessa sia l’usabilità del sito da parte degli utenti sia la valutazione del bot di Google.
Come risolvere il problema
Anche in questo caso, occorre fare una bella pulizia dei link rotti, modificando l’URL se sbagliato oppure rimuovendolo se la pagina linkata non esiste più.
Troppi link on-page
Quando il numero di link è troppo elevato Google capisce che si tratta una forzatura decisa per favorire il posizionamento del sito e non per migliorare l’esperienza dell’utente. L’algoritmo reagisce penalizzando il sito con la perdita di posizioni. Si tenga inoltre conto che se una pagina contiene molti link il PageRank viene disperso in tanti “rivoli” ciascuno dei quali trasferirà un valore basso.
Come risolvere il problema
La sovraottimizzazione dei link interni si risolve eliminando i collegamenti in eccesso. Ciò migliorerà l’usabilità del sito e la distribuzione del link juice.
Catene di redirect e loop
I reindirizzamenti gestiti correttamente possono essere molto utili, ma quando ce ne sono troppi si arrivano a creare delle vere e proprie catene che non piacciono a Google. La catena aumenta il tempo di risposta del server e diminuisce potenzialmente la link equity. Inoltre potrebbe causare un loop di redirect, che anziché restituire uno status code 200, restituisce altri redirect.
Come risolvere il problema
Per risolvere il problema, il proprietario della pagina dovrà innanzitutto individuarne la causa. Quando sono coinvolte pagine interne, le catene di redirect sono quasi sempre causate da migrazioni del sito web.
Redirect temporanei
Il redirect 302 dice ai motori di ricerca che il reindirizzamento è solo temporaneo e che presto la risorsa tornerà disponibile.
Come risolvere il problema
Anche se ora passa PageRank, il reindirizzamento temporaneo andrebbe adoperato solo per il lasso di tempo strettamente necessario e poi rimosso o cambiato in redirect 301 se si vuole spostare il contenuto permanentemente.
Redirect permanenti
Il redirect 301 dice ai motori di ricerca che la pagina è stata spostata in modo permanente e che il contenuto può essere trovato nel nuovo URL. Anche se permette di conservare il 90% del PageRank guadagnato nel corso del tempo, non si esclude una minima percentuale di rischio di perdere il traffico, soprattutto se si reindirizza a pagine irrilevanti. Inoltre ci vuole del tempo prima che Google riconosca il redirect permanente e gli attribuisca l’authority del predecessore, soprattutto se i bot visitano raramente il sito.
Come risolvere il problema
Quando si effettua il redirect 301 bisogna stare attenti a non perdere valore SEO. Poiché è impossibile azzerare i rischi, è preferibile ricorrervi il meno possibile e sostituire i redirect con l’URL della pagina di destinazione.
Attributi nofollow nei link interni in uscita
Il tag nofollow serve per dire ai motori di ricerca di non far seguire un determinato link dai bot né di dargli peso in termini di posizionamento.
Come risolvere il problema
Se non è assolutamente necessario, è meglio rimuovere l’attributo nofollow perché fa perdere molti punti di PageRank. Lo stesso Matt Cutts spiega:
“Cosa succede quando hai una pagina con dieci punti di PageRank e dieci link in uscita, di cui cinque sono nofollow? Lasciamo da parte il fattore di decadimento per concentrarci sulla parte centrale della domanda. Inizialmente, i cinque link senza nofollow avrebbero portato due punti di PageRank ciascuno (in sostanza, i link nofollow non contavano per il denominatore quando si divideva il PageRank per l’outdegree della pagina). Più di un anno fa, Google ha cambiato il modo in cui il PageRank viene distribuito, in modo che i cinque link senza nofollow portassero un punto di PageRank ciascuno.”
Attributi nofollow nei link esterni in uscita
Il tag nofollow può essere utile per impedire agli spider di ricerca di seguire i link diretti a fonti prive di attendibilità come i commenti spam. Per evitare di impoverire la SEO, Google suggerisce di usare l’attributo rel = “nofollow” sui link a pagamento.
Come risolvere il problema
L’attributo nofollow dice ai robot di ricerca di non considerare un link, ma non impedisce agli utenti di cliccarci sopra e di perdere punti di PageRank, pertanto è meglio rimuovere direttamente i link spammosi.
Pagine orfane nella mappa del sito
Le pagine orfane sono pagine che non sono presenti nella struttura di internal linking del sito web. Elencare nella sitemap XML da inoltrare a Google le pagine che non sono collegate internamente nel sito è una pratica da evitare perché rappresenta un’inutile dispersione di crawl budget e può portare a penalizzazioni.
Come risolvere il problema
Le linee guida di Google dicono che ogni pagina deve essere “raggiungibile da almeno un link testuale statico”. Pertanto, dopo aver trovato tutte le pagine orfane di un sito web, se si desidera che vengano indicizzate, basterà collegarle ad altre pagine del sito, se invece si tratta di pagine che non hanno alcun valore, andranno rimosse dalla mappa del sito. Infine, se si vuole mantenere la pagina orfana, basterà segnalare a Google di non indicizzarla aggiugendo il meta tag noindex.
Crawl depth di pagina superiore a 3 clic
Il termine crawl depth indica la profondità con cui il bot di un motore di ricerca analizza un sito web. In generale, più in basso nella gerarchia del sito viene visualizzata una pagina, minori sono le probabilità che venga raggiunta dai crawler e dagli utenti.
Come risolvere il problema
La soluzione è riorganizzare la struttura dei link interni in modo tale che le pagine più importanti siano raggiungibili con pochi clic.
Pagine con un solo link interno in entrata
Come regola generale, più link interni una pagina web riceve, più facilmente gli utenti e i bot la troveranno. Se una pagina importante ha un solo link in entrata, è il caso di riesaminare l’organizzazione dell’internal linking.
Come risolvere il problema
È importante accertarsi che i contenuti che si desidera spingere abbiano più link in entrata, purché le pagine collegate siano pertinenti l’una con l’altra.