Backlinko ha svolto un’analisi molto esaustiva relativa ai “fattori del ranking della ricerca vocale” e ha identificato 11 variabili che influenzano la possibilità di apparire nella pagina Home dei risultati di Google. La compagnia ha esaminato più di 10.000 risultati inviati attraverso lo smart speaker del telefono.
Ciò che è stato rilevato da Backlinko era in linea con quanto sostenuto già da molti altri, ma ha presentato anche delle sorprese. Ad esempio, lo studio tiene in poco conto l’impatto che ha l’organizzazione dei dati su determinati rank e pagine di autorità.
Ecco qui di seguito un elenco parziale e parafrasato dei fattori responsabili del ranking:
- il PageSpeed è un fattore significativo: la ricerca vocale risulta provenire, solitamente, da pagine che caricano rapidamente;
- Google si basa soprattutto su domini molto autorevoli per i risultati, senza dare la stessa importanza alle pagine;
- il contenuto che si posiziona bene sul desktop tende a definire il rank della ricerca vocale. Tuttavia, si ritiene che questa possa essere una correlazione, piuttosto che una causa;
- l’organizzazione dei dati potrebbe non essere un fattore rilevante: solo il 36% delle pagine che appaiono come risultato in seguito alla ricerca vocale provengono da pagine che usano l’organizzazione dei dati;
- quasi il 41% dei risultati della ricerca vocale proviene da snippet in primo piano;
- i risultati della ricerca vocale sono generalmente composti da 29 parole: ciononostante Google utilizza come fonte dei risultati vocali i contenuti di lunga durata;
- l’HTTPS gioca un ruolo fondamentale.
Google ha reso chiaro che la velocità delle pagine è un fattore di ranking determinante. Backlinko ha scoperto che le tempistiche di caricamento di una pagina trovata tramite ricerca vocale sono quasi due volte più veloci rispetto a quelle delle tradizionali pagine web. Ciò non è una sorpresa: ma potrebbe essere sorprendente, invece, quanto rilevato in merito all’organizzazione dei dati.
Questa compagnia ha appurato che l’organizzazione dei dati viene utilizzata da poco più di un terzo delle pagine che appaiono nella home di Google, un po’ più che nei risultati generali. La conseguenza è che l’organizzazione dei dati ha perso di credito in quanto a fattore determinante per il ranking nella ricerca vocale:
“Nonostante le pagine che figurano come risultato della ricerca vocale tendano ad utilizzare l’organizzazione dei dati un po’ di più rispetto alla pagina web media, la differenza non è abbastanza significativa. Inoltre, il 63.3% dei risultati della ricerca vocale non fanno affatto uso dell’organizzazione dei dati: è perciò piuttosto improbabile che essa sia un fattore rilevante nel determinare il ranking della ricerca vocale”.
L’immagine riporta le scoperte di Backlinko circa la distribuzione dell’organizzazione dei dati nei risultati della ricerca vocale, esemplificando quanto rilevato dallo studio effettuato dalla compagnia:
Ci sono parecchie ragioni che motivano l’utilizzo dell’organizzazione dei dati, perciò questa scoperta non dovrebbe essere considerata un argomento a suo sfavore. E molti potrebbero mettere in dubbio la validità di questa rivelazione: potrebbe anche essere che le pagine che utilizzano l’organizzazione dei dati non appaiano maggiormente rispetto ad altre, semplicemente perché non sono più rilevanti e ci sono altre variabili che esercitano la loro influenza.
Tra queste variabili, anche i link giocano un ruolo molto importante nella ricerca vocale. L’autorità dei domini era alta, ma se messa in confronto, quella della pagina era relativamente inferiore. Lo studio di Backlinko afferma quanto segue:
“Abbiamo notato che il rating medio del dominio del risultato di una ricerca vocale era pari a 76.8… d’altro canto, abbiamo scoperto che l’autorità dei link del risultato della ricerca vocale erano significativamente più bassi. Difatti, il rating delle pagine ottenute come risultati di una ricerca vocale era solo di 21.1.”
Backlinko ha asserito che l’algoritmo vocale si basava sull’autorità del dominio (a dispetto di quella della pagina) poiché essa forniva una maggiore affidabilità circa l’accuratezza dei risultati.
Anche i contenuti lunghi presentano una correlazione con i risultati della ricerca vocale. “I risultati della ricerca vocale di Google provengono prevalentemente da pagine con un elevato numero di parole sostiene lo studio effettuato da Backlinko. E inoltre aggiunge, “le pagine FAQ tendenzialmente presentano delle buone performance nella ricerca vocale”. In qualche modo, le parole chiave giocavano invece un ruolo di minore importanza: “solo l’1.71% dei risultati della ricerca vocale utilizzano la parola chiave esatta nel loro title tag”.
La compagnia consiglia, “Non preoccupatevi di creare pagine individuali volte ad essere ottimizzate dall’impiego di parole chiave singole.” Prosegue poi dicendo: “Piuttosto, applicatevi nella scrittura di contenuti approfonditi che sappiano rispondere a più indagini vocali su una determinata pagina”.
Per finire, i contenuti che ottengono un buon rank sul desktop tendono ad avere anche un rank soddisfacente per quanto riguarda i risultati delle ricerce vocali. Converrete che questa conclusione è piuttosto logica. Circa il 75% dei risultati di ricerche vocali che appariva nella pagina home di Google, stando alle affermazioni di Backlinko, “proveniva da una pagina che aveva guadagnato un rank nelle prime tre posizioni correlate a quella parola chiave”.
L’immagine che trovate di seguito mostra una tabella volta ad esemplificare dove lo strumento di ricerca vocale tenda a posizionare il rank:
Sulla base di quanto studiato e scoperto dalla compagnia Backlinko, sarebbe bene che SEO revisionasse le sue indicazioni, valutando quanto appurato dalla compagnia e traesse, di conseguenza, le sue conclusioni.
Sebbene non sia sufficientemente chiaro se gli smart speakers abbiano la capacità di diminuire il volume della domanda o banalmente si sommino all’insieme generale, almeno due studi hanno dimostrato che le persone che sono in possesso di dispositivi Alexa e Google Home trascorrono un po’ meno tempo a utilizzare i loro smartphone.
Indipendentemente da tutte queste considerazioni, gli assistenti virtuali stanno assumendo un ruolo sempre più importante e vengono visti e usati come importanti strumenti di scoperta dai consumatori; gli esperti di marketing devono prendere in maggiore considerazione queste piattaforme e adattarsi di conseguenza. Per esempio, nel caso di Google, l’assistente virtuale (in grado di abilitare Google Home) è ora disponibile su ben 400 milioni di dispositivi.