Ogni giorno titoli strabilianti mostrano come alcuni influencers stiano facendo cifre davvero impressionanti postando continuamente contenuti per conto di altri marchi.
Ma quanto guadagna davvero l’influencer medio nel momento in cui un marchio gli offre la possibilità di promuovere la propria merce?
In modo da poter rispondere a questa domanda, è stato condotto uno studio dalla piattaforma Klear, ossia un software basato sul marketing degli influencers, che ne ha esaminati più di 2.500: il guadagno evidenziato si aggira in media tra i $ 41 e $ 3,138 per i post di Instagram sponsorizzati, tra $ 31 e $ 2,400 per i post di Facebook sponsorizzati e addirittura tra $ 315 e $ 3,857 per i video di YouTube sponsorizzati.
Le cifre più basse rappresentano chiaramente le medie dei nano-influencers, che Klear definisce come gli influencers che hanno tra i 500 e i 5.000 followers.
Mentre le cifre più alte rappresentano le medie degli influencers maggiormente celebri, che superano facilmente i 500.000 followers.
La differenza dei costi riscontrata tra le varie piattaforme è probabilmente basata sull’impegno richiesto per creare certi tipi di contenuti. Ad esempio, un post con una semplice foto su Instagram tendenzialmente non richiede lo stesso tempo di progettazione necessario per creare un video di YouTube.
Una dinamica simile sembra incidere anche sui costi che le varie industrie riservano per questa fetta di marketing. Infatti Klear rende noto che, mentre la maggior parte dei mercati considerati, tra cui cibo, moda e tecnologia, ha costi simili e inferiori a $ 550 per post, il costo medio di un post pagato nel settore dei viaggi è di $ 5.335.
Come hanno notato gli stessi studiosi della piattaforma, ciò potrebbe essere dovuto al tempo e agli sforzi richiesti per produrre questi tipi di post sponsorizzati. Dopo tutto, se un influencer deve girare mezzo mondo per scattare una foto o girare un video, i costi di produzione del materiale pubblicitario saranno ovviamente molto più alti rispetto a quelli che ci vogliono per la sponsorizzazione di un locale, un vestito oppure un nuovo telefono.
Segui i soldi
Queste cifre sono di gran lunga inferiori rispetto ai grandi pagamenti con cinque o sei cifre che vengono spesso pubblicizzati dai media. Gli influencers che guadagnano così tanto per un post, molto di più rispetto a quello che la maggior parte della gente guadagna in un anno, sono un segmento incredibilmente piccolo in relazione all’intera popolazione degli influencers, si parla infatti dello 0,1% circa.
Ma anche in questa ottica, le medie rivelate da Klear non sono per niente uno scherzo, specialmente se messe nella giusta prospettiva.
Ad esempio, possiamo provare a considerare l’importo medio di $ 100 riportato dai nano-influencers per i post pagati su Instagram. Questo numero sembra piccolo, ma può offrire al massimo dalle 500 fino alle 5.000 potenziali impressioni, ossia condivisioni, like, messaggi e altri strumenti in mano ai followers.
Per raggiungere i loro alti target, i professionisti del marketing devono poter lavorare con un numero maggiore di nano-influencers e non è difficile capire come ciò possa essere relativamente costoso.
Norme in aiuto?
Ovviamente i professionisti del marketing sono a conoscenza di tutto questo processo e, vedendo che sempre più aziende assegnano ingenti somme al marketing degli influencers, si stanno concentrando più che mai nell’affrontare i rischi ma soprattutto le possibilità che si possono ottenere attraverso questo tipo di canale.
Esiste persino un Concilio sul Marketing degli Influencers (IMC), che è stato fondato solamente nel 2017, attraverso la coalizione di marchi, agenzie e influencers; di recente è stato oltretutto pubblicato il suo primo elenco sulle migliori pratiche da seguire in questi contesti.
L’IMC afferma che questo è un primo passo e in definitiva spera di promuovere una maggiore standardizzazione per il marketing degli influencers, anche in relazione alle grandi somme che questi ultimi ricevono.
Sae Cho, direttore delle esperienze digitali presso l’agenzia Horizon Media, che fa anche parte del Concilio sul Marketing degli Influencers, ha notato che i prezzi degli influencers sono aumentati in relazione al contemporaneo incremento dei budget stanziati per l’influencer marketing. In seguito ai suoi studi, Sae ha ammesso a Digiday che tutte le parti del Concilio sono interessate alla trasparenza dei prezzi e che i marketers, ossia gli addetti al marketing delle aziende, hanno voce in capitolo su come determinare il valore di questo segmento. Inoltre Sae ha evidenziato che attraverso il Concilio, loro, cioè le aziende, hanno il potere d’acquisto in mano e possono determinare, nelle conversazioni dirette con gli influencers, quello che sarà il futuro di questo business.
Ma tutto ciò è realistico, oppure è almeno una buona idea? Forse no.
Innanzitutto, i professionisti del marketing hanno già una buona dose di trasparenza e controllo dei prezzi. Molte delle piattaforme che oggi aiutano a connettere i micro e nano-influencers ai marketers funzionano già bene come veri e propri mercati. Quando le aziende creano campagne pubblicate su queste piattaforme, i marketers possono specificare quanto siano disposti a pagare per ogni post sponsorizzato, oppure possono selezionare direttamente gli influencers che hanno specificato la loro tariffa. Di conseguenza, si potrebbe sostenere che esista già un’ampia trasparenza riguardo ai prezzi in questa parte del mercato.
Oltretutto, bisogna considerare che la maggior parte degli influencers oggi lavora insieme ad un manager oppure con agenzie specializzate, che potrebbero avere dei tariffari di qualche tipo, proprio come quando cercano un accordo con una celebrità oppure uno sportivo famoso.
Uno dei motivi di questa scelta è che in alcuni casi ci potrebbe essere la necessità di affrontare dei conflitti davvero spinosi. Basti pensare che sempre più spesso i mega-influencers lanciano sul mercato i propri marchi, ad esempio, e non è improbabile che pubblichino contenuti sponsorizzati da un concorrente.
Dunque anche la semplice gestione della figura dell’influencers diventa complicata e può assumere a volte anche risvolti legali costosi e ostici.
In secondo luogo, bisogna comprendere che un solo ed unico post sponsorizzato non può spostare l’ago della bilancia in modo sensibile, infatti sempre più marchi cercano di stabilire relazioni a lungo termine con gli influencers, per poter legare a loro l’immagine degli stessi prodotti. Questo però complica di molto il tema riguardante i prezzi, poiché diventa difficile standardizzare due committenti diversi fra loro in molti aspetti: bisognerà valutare il numero di followers, la lunghezza del contratto, la tipologia di prodotti pubblicizzati e molte altre variabili.
Ovviamente l’associazione nel tempo dell’immagine di un prodotto con un noto influencer non può far altro che aumentare sensibilmente la sua visibilità, di conseguenza i profitti dell’azienda.
Infine, se da una parte c’è una grande riluttanza dei brand a pagare gli influencers con somme così alte, che non possono ragionevolmente essere giustificate da parametri sensibili come il ROI (return on investment, tradotto come indice di redditività del capitale investito, quindi il ritorno dell’investimento), dall’altra parte bisogna dire che in realtà il valore di un influencer per una marca può essere significativamente più alto o più basso del valore di un influencer per un’altra marca.
Infatti è molto complicato assegnare ad una collaborazione di questo tipo un reale ritorno economico dell’investimento rivolgendosi alle classiche regole del mercato tradizionale, come per esempio il ROI.
Ci sono una serie di fattori che influenzano il valore di un influencer per un marchio. Questi vanno dalla composizione del pubblico dell’influencer, all’effettiva performance delle loro campagne. Più la relazione fra il prodotto e l’influencer scelto è indovinata, maggiore sarà l’introito capace di generare questo legame commerciale.
In fin dei conti, mentre l’influencer trarrà vantaggio dalla pubblicizzazione e dalla condivisione dei vari prodotti, i marketers si devono concentrare maggiormente su ciò che funziona per il loro marchio, invece di preoccuparsi di quanto gli altri stiano effettivamente pagando gli influencers.
Dopo tutto, nonostante i miliardi di dollari assegnati all’influencer marketing, percentuali incredibilmente basse di operatori di questo settore di mercato utilizzano link tracciabili e misurano effettivamente le entrate generate dalle loro campagne proposte.
Come con qualsiasi altro canale digitale, solo i marketers che riescono a gestire ottimamente il puzzle che rappresenta il ROI possono garantire che i loro sforzi siano utili, mettendo così loro stessi in una posizione di forza e di vantaggio rispetto ai concorrenti meno esperti.